8 gennaio 2013

"Cartagena. Gli ultimi della Tortuga" di V.Evangelisti

"È trascorso oltre un decennio dagli avvenimenti narrati nei precedenti romanzi della saga. Cartagena racconta, infatti, episodi ed eventi avvenuti nel 1697 e la storia è incentrata sul crepuscolo della confraternita dei pirati. I tempi gloriosi della Filibusta sono ormai passati. Non ci sono più capitani come Michel De Grammont o Van Hoorn, figure mitiche e carismatiche. L'ultimo rimasto di quella caratura, Lorencillo, è lontano, in Francia, a difendersi in un processo. Tortuga non esiste più, il covo storico dei filibustieri, quella sorta di repubblica indipendente è stata praticamente rasa al suolo e abbondonata. Gli ultimi pirati si sono rifugiati, assieme ai bucanieri, sulle alture di Saint-Domingue, la parte francese dell'isola di Hispaniola. Qui governa Ducasse, ex mercante di schiavi e avventuriero, in pratica uno di loro.
Si respira, dunque, fin dall'inizio, un'aria di decadenza, di tramonto, di fine imminente. Il Re Sole, impegnato in una delle sue tante guerre, quella dei Nove Anni, ha bisogno di rimpinguare le finanze dello stato francese. Invia allora nei Caraibi una flotta comandata dal nobile De Pointis col compito di saccheggiare una delle più floride e ricche colonie spagnole, ovvero Cartagena. Per portare a termine l'impresa, però, c'è bisogno dell'aiuto della Filibusta. Così Ducasse raduna gli ultimi pirati e con i suoi coloni si schiera a fianco della flotta francese. Si tratta, però, di due universi opposti, tra loro inconciliabili e i contrasti non tardano a manifestarsi. Innanzi tutto tra i due capi, il nobile ammiraglio e il plebeo governatore. 
Tutta la vicenda, come nei precedenti romanzi, pur narrata in terza persona è vista attraverso gli occhi di un singolo personaggio. In questo caso il protagonista e una figura in qualche modo a metà tra i due mondi. Si tratta di Martin D'Orlhac, braccio destro dell'ammiraglio De Pointis, con un passato di ladro e sicario all'interno della Corte dei Miracoli parigina. D'Orlhac - il cui vero nome è Dorlhac, ma è stato necessario rendere più aristocratico il patronimico nel momento in cui è stato accolto tra i vertici della gerarchia militare - non tarderà a subire, anche a causa della propria storia passata, il fascino e l'attrazione della fratellanza. Non manca, poi, nel romanzo, un'inconsueta figura di dark lady, ingenua all'apparenza, ma pericolosa, che porterà la sventura nella vicenda del protagonista."

Ultima fatica di Valerio Evangelisti, decisamente uno dei miei scrittori preferiti. Dopo aver concluso il ciclo di Nicolas Eymerich (purtroppo, ma anche a ragione), Evangelisti chiude anche il ciclo dedicato alla Filibusta, i Fratelli della Costa. Lo fa con un romanzo di ottima fattura, interessante e avvincente allo stesso tempo, seguendo senza nessun tipo di evoluzione la linea narrativa che aveva intrapreso nei precedenti romanzi della saga in questione. Il metodo di scrittura dell'autore rimane quello che aveva conquistato i lettori della saga di Eymerich: crudo, asciutto, ricco di particolari, carico di storia. Alla luce delle sue ultime fatiche letterarie, è indubbio che Evangelisti  rimanga uno dei big europei della letteratura romantica, storica e fantascientifica. Avrebbe meritato decisamente qualcosa di più in patria, anche se con il passare del tempo la sua narrativa inizia a ricevere riconoscimenti in tutta Europa; i suoi romanzi vengono tradotti in varie lingue decretando la sua ascesa ad autore di culto, capace di passare tra diversi generi, epopee, avvenimenti storici e allo stesso tempo mantenendo intatto il suo marchio di fabbrica, il suo stile caratteristico.

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