18 giugno 2014

Kory Clarke (Padova, Grindhouse 13.06.2014)

Una giornata speciale, un concerto speciale! Sono sempre stato un grandissimo fan di Kory Clarke e dei suoi sfortunatissimi Warrior Soul e già lo scorso anno mi son perso le poche date che erano state organizzate in sordina e con scarsissima organizzazione in 5 o 6 locations sperdute del nord Italia. Questa volta ho avuto l'occasione di vederlo all'opera... lui, una leggenda del rock! Una delle lingue più graffianti del sistema americano. Una vera e propria icona! Lo troviamo davanti al locale verso le 21:30, magro, una bottiglia di birra in mano, in compagnia del suo inseparabile gilet pitonato e dei suoi aderentissimi pantaloni. Scambiamo due chiacchiere: io con il mio stentatissimo inglese, lui un vero e proprio fiume di parole. Educato, disponibile. Dopo le migliaia di foto di rito lo lasciamo con la sua cricca per reincontrarlo più tardi, dopo la mezzanotte.


Il Grind House di Padova è piccolo, ma nonostante ciò l'affluenza è purtroppo scarsissima: saremo almeno una trentina di persone, forse quaranta. Kory, accompagnato da una band di ragazzi italiani, non si fa però certo pregare: attacca "The Drug" e si esibisce in tutto il suo repertorio di calci, capriole, spaccate, salti e urli dentro il microfono. Ad un certo punto finisce sopra gli amplificatori del bassista... Un fiume di parole tra una canzone e l'altra accompagnano la sua performance fisica, oltre che artistica. In uno spazio vuoto, troppo, il set dura un'oretta. "Punk and belligerent", "Ghetto nation", "Love destruction", "Rotten soul", la vecchia "Downtown" sono alcune delle sue perle. Solo un bis, la mia preferita: "The Wasteland".

Cosa chiedere di più a Kory? I suoi Warrior Soul sono sempre stati il gruppo più sottovalutato e sfigato della storia del rock. Non hanno mai avuto, ne avranno, i riconoscimenti che gli sarebbero spettati, negati dalla negligenza delle mayor che li avevano sotto contratto. Per me comunque è stato un grande giorno: avere avuto l'opportunità di conoscerlo, oltre che di sentirlo cantare, è stato il coronamento di un vecchio sogno.
Salutations from the ghetto nation!

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