21 settembre 2015

M.Cavalera, J.McIver - "Bloody Roots" (Tsunami ed. 2015)

I Sepultura, a mio modesto parere, sono stati uno dei più grandi gruppi metal della storia! Inizio con questa frase ad effetto la recensione dell'autobiografia di Max Cavalera: cantante, chitarrista e fondatore della mitica band brasiliana, almeno fino a quel lontano 1997. Forse per alcuni questa affermazione può sembrare un tantino esagerata, ma se penso a quello che la band di Belo Horizonte ha creato, agli album che hanno saputo ridare nuova linfa ad un genere che sul finire degli anni '80 era già alquanto inflazionato, il thrash metal, una simile etichetta non può essere molto lontana dal vero. I Sepultura, almeno fino alla permanenza di Max all'interno del gruppo, erano uno dei miei gruppi preferiti in assoluto! Album dopo album hanno saputo crescere, evolversi, sperimentare dando alla luce diversi capolavori, partendo da "Beneath the remains" fino al vendutissimo "Roots". Partendo dai loro primi, grezzi album fino a raggiungere una maturità stilistica e soprattutto musicale, i Sepultura sono riusciti a superare i confini del loro paese con una musica difficile da proporre, fino a diventare non soltanto un'icona nazionale in Brasile, ma riuscendo ad affermarsi accanto a band storiche del loro genere quali Metallica, Motorhead o Iron Maiden.

In questo libro, scritto da Max con la collaborazione del "solito" Joel McIver, il musicista brasiliano racconta la storia del suo gruppo più famoso, passando attraverso la sua infanzia in Brasile, il legame (quasi) indissolubile con il fratello Iggor, i primi successi, l'affermazione a livello mondiale fino al tradimento del proprio consanguineo e della sua band che lo hanno portato sempre più a fondo, rinascendo in seguito anche dal punto di vista commerciale con i nuovi Soulfly. Max non nasconde niente. Dotato di un ottimismo e di una religiosità talvolta fastidiosa, rivanga tutti gli aneddoti del passato e ci rivela tutti i retroscena che hanno reso grande una band dal nome piuttosto forte. Tanta passione, tanti concerti, compresi quelli con le sue band satelliti quali Nailbomb o Cavalera Conspiracy, non dimenticando la morte del figliastro, che lo ha segnato nel profondo e influenzato dal punto di vista personale ed artistico. Un gran libro? Quasi! Se da un lato la narrazione di Max non può non interessare qualsiasi fan della band brasiliana, dall'altro la lettura rimane a tratti noiosa e superficiale. Certo non è avvincente come la vita dei Motley Crue, ma il modo con cui Max affronta i suoi ricordi risulta nel lungo periodo piuttosto macchinoso, se mi volete passare il termine. Devo dire che il fatto di coinvolgere sempre e comunque tutta la famiglia Cavalera nel gestire la sua fin troppo prolifica carriera me lo ha reso un pò antipatico. Ciò non voglia che l'autobiografia in questione sia un documento importante, almeno per il primo periodo del capitolo Sepultura.
Andando avanti con la lettura, un dubbio viene fuori spontaneo: i Sepultura, se Max fosse rimasto all'interno del gruppo, sarebbero diventati immortali o sarebbero caduti nel semi-dimenticatoio come lo sono allo stato attuale? Forse i Soulfly sono stati la risposta giusta a questo quesito, andando ad analizzare i loro altalenanti lavori dal punto di vista qualitativo. Degli odierni Sepultura, orfani di entrambi i fratelli Cavalera, preferisco invece non parlarne, in quanto a mio parere semplicemente non esistono!
Rimangono i loro primi, grandi, immortali album...

Voto: 6,5

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