6 dicembre 2016

Aerosmith - "Pump" (1989)

Dopo l'ottimo "Permanent vacation", trascinato da una grande hit come "Rag doll", gli Aerosmith diedero alla luce "Pump", uno dei dischi più venduti della loro carriera. Dalla reunion del 1984, dove il gruppo di Steven Tyler ritornò ai vecchi successi grazie ad un'energia nuova presente all'interno della band e incanalata in nuove ottime songs, "Pump" è la prova definitiva del loro ritorno sopra il Monte Olimpo del rock. Costituito da 10 canzoni tutte potenziali hit, "Pump" ci mise molto poco a convincere i fan degli Aerosmith che i Toxix Twins (il duo Tyler-Perry. nda) avevano ancora da dire qualcosa e non avevano definitivamente posato la corona, sconfitti dai fumi di quelle droghe che li hanno sempre minacciati nel corso della loro lunga carriera. Il songwriting, vero, era cambiato, costruendo canzoni di sicuro impatto commerciale ma ancora dotate di quella forza che solo gli Aerosmith potevano avere. I tempi di "Sweet emotion" e "Walk this way" sono ormai lontani, perciò era giunto il momento di iniziare una nuova era di successi, scontrandosi con tutte quelle nuove band che in tutto quel tempo avevano provato a togliere lo scettro agli Aerosmith, pur ispirandosi ad essi.
"Pump", come abbiamo già detto, è costituito da 10 canzoni, più diversi intermezzi, musicali e non, tra i diversi brani, come per dare una sorta di continuità tra una song e l'altra. L'album si apre con la sanguigna "Young lust", una cavalcata rock ben riuscita ma piuttosto semplice. Pur essendo il pezzo debole dell'album, cosa molto strana per una opener che deve catturare immediatamente l'interesse dell'ascoltatore, la canzone è in puro stile Aerosmith. Ritornello ripetitivo, struttura semplice. Ad ogni modo un buon r'n'r.
La seconda "F.I.N.E." è uno dei pezzi più sottovalutati dell'album. Trascinante, veloce, segue le evoluzioni canore del grande Steven Tyler. Da qui si inizia a capire come "Pump" sia un piccolo gioiellino, visto che i suoi pezzi "minori" gli danno quella forza che è stata in grado di abbattere altri album di questo genere. "Love in an elevator", introdotta da un breve intermezzo, è uno dei pezzi forti dell'album, non per niente scelta come primo singolo. La song è stata spesso anche uno degli opener principali dei concerti degli Aerosmith. Ritmo veloce, testo quasi parlato, quei whooo\yeah all'interno della canzone stessa danno la carica all'ascoltatore fino al ritornello accompagnato da un'armonica in sottofondo. Il singolo è piuttosto lungo, dovuto al motivo strumentale piuttosto sviluppato all'interno della song. E' un pezzo difficile da dimenticare, uno dei punti di forza di tutta la carriera degli Aerosmith. "Monkey on my back" ci riporta al classico pezzo degli Aerosmith, ovviamente incentrata sul passato costellato di alcool e droga della band. "Janie's got a gun" ha un'atmosfera unica: parte lenta, con Tyler che la fa da padrone, cresce esponenzialmente. La canzone è diventata un pezzo immancabile dei loro concerti, giustamente amata alla follia dai loro fan. Sembra una ballad, ma non si può reputare tale in quanto la sua forza cresce minuto dopo minuto. Geniale sotto tutti gli aspetti! "The Other side" è forse la mia preferita ed è una canzone energica che purtroppo non ha avuto il suo giusto riconoscimento con il passare del tempo. Fiati e tastiere rafforzano la sua dirompenza; la chitarra di Joe Perry e l'ugola di Tyler vengono qui messi in luce trasformandola in una cavalcata senza una fine. Pur essendo uno dei singoli estratti dall'album, è purtroppo passata in secondo piano a discapito di pezzi più immediati e di facile consumo.
"My girl" non l'ho mai adorata, anche se è Aerosmith al 100%. Forse colpa di un ritornello troppo scontato... Non è una canzone da buttare, anche perchè in "Pump" non esiste niente da scartare ne alcuna song utilizzata come riempitivo. Tuttavia...
"Don't get mad, get even", classico pezzo dai toni di un vecchio country, è una song da riscoprire. "Voodoo Medicine man" è invece un pezzo a sè rispetto a tutto l'album, dove i tamburi di Kramer spiccano su tutto.
Siamo arrivati ad uno dei pezzi forti dell'album, che chiude "Pump" e non ce lo fa dimenticare presto. "What it takes" è la ballad onnipresente in qualsiasi album hard rock, una delle più belle mai scritte dalla band. Grande pezzo, pur non discostandosi da diverse canzoni di questo genere. Il perfetto connubio tra rock e blues è sempre stato uno dei punti di forza degli Aerosmith, come del resto gli Stones ci hanno insegnato.
Una menzione particolare va ovviamente alla cover dell'album, che lascia davvero poco spazio all'immaginazione e la rende simpatica, oltre che originale.
In conclusione trovo difficile trovare un album come "Pump" in tutta la discografia degli Aerosmith, nonostante la band abbia prodotto grandi dischi nel suo glorioso passato. "Pump" è il punto d'incontro tra il vecchio e il nuovo, tra un vecchio sound e i venti di rinnovo che si trovano  agli inizi degli anni '90. Pur essendo commerciale e di facile ascolto, non tradisce quel sound tradizionale che ha reso la band di Tyler e Perry un pezzo di storia della musica rock.

Tracks:
  1. Young Lust – 4:18 (Steven Tyler, Joe Perry, Jim Vallance)
  2. F.I.N.E. – 4:10 (Tyler, Perry, Desmond Child)
  3. Going Down/Love in an Elevator – 5:39 (Tyler, Perry)
  4. Monkey on My Back – 3:57 (Tyler, Perry)
  5. Water Song/Janie's Got a Gun – 5:39 (Tyler, Tom Hamilton)
  6. Dulcimer Stomp/The Other Side – 4:56 (Tyler, Vallance, Brian Holland, Lamont Dozier, Eddie Holland)
  7. My Girl – 3:10 (Tyler, Perry)
  8. Don't Ged Mad, Get Even – 4:48 (Tyler, Perry)
  9. Hoodoo/Voodoo Medicine Man – 4:39 (Tyler, Perry, Brad Whitford)
  10. What It Takes – 6:28 (Tyler, Perry, Child)

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