9 febbraio 2017

D.Ellefson with J.McIver - "My life with Deth" (Howard Books 2013)

E' la prima volta che leggo una biografia in lingua inglese... e sono contento che la scelta di questa mia "prima volta" sia capitata su un libro che parla di un personaggio importante ma sotto alcuni punti di vista marginale nel panorama musicale che tanto mi è caro. La carriera di David Ellefson, bassista storico dei Megadeth, è stata sicuramente proficua e ricca di soddisfazioni. Tuttavia la sua persona, per non parlare del suo importante contributo nello sviluppo musicale dei Megadeth, è stata sempre oscurata, e a buon ragione, dal leader maximo della band: il famoso Dave Mustaine. Ex Metallica (lo sanno anche i sassi. nda), chitarrista di talento, tiranno indiscusso ma un inequivocabile genio, Mustaine ha sempre potuto contare sul fido Ellefson dai primi inizi fino agli ultimi anni, escludendo soltanto otto anni di storia degli stessi Megadeth. La sua figura è sempre stata troppo importante, tanto da eclissare i suoi stessi compagni di squadra, talvolta rilegandoli in secondo piano. I 'Deth, si sa, sono sempre stati la sua creatura, rimasta immutata nonostante i continui cambi di formazione tra un disco e un altro. Ellefson è stato il più longevo, nonostante fosse (e lo è tuttora! nda) un bassista di indubbio talento, venerato dai fans e acclamato da diversi colleghi.
Questa autobiografia, scritta a quattro mani in compagnia del solito Joel McIver, ci racconta la storia di un ragazzo di fattoria con il sogno di diventare una rockstar. Ellefson parte dalla sua prima infanzia, piuttosto felice, passando per il trasferimento a Los Angeles per coronare i suoi sogni di grandezza. L'incontro fortuito con Dave Mustaine, abitante nel suo stesso stabile, gli hanno subito aperto le porte verso un sicuro successo, nonostante il prezzo da pagare sia stato all'inizio di questa avventura piuttosto alto. Dave, difatti, cade vittima delle droghe e dell'alcolismo, andando incontro a tutti quei sani principi che provenivano dalla sua infanzia dorata e tranquilla. I primi anni con i Megadeth, con tutti i problemi ma anche con i primi successi che ne sono conseguiti, coincidono con la sua dipendenza da sostanze artificiali, che lo hanno messo più volte in pericolo sia dal punto di vista fisico che principalmente da quello mentale. L'allontanamento da tutto ciò in cui credeva, compresa la sua rigida morale e uno spiccato senso religioso, lo portano a cadere sempre più in basso, mettendo a rischio la sua carriera costruita passo dopo passo insieme al geniale ma anch'esso drogato Mustaine.
La storia di questo libro, fondamentalmente, è tutta qua! Ellefson parla della sua conquista per quanto riguarda la sua sobrietà; l'allontanamento di tutti i suoi demoni dai suoi principi morali primordiali e la continua ricerca di quella fede che non ha mai dimenticato. Questo, se vogliamo, è il plot di questa autobiografia.
Le storie dei Megadeth, pur narrate con precisione, risultano quasi essere messe in secondo piano rispetto alla sua ricerca verso la fede perduta, la sua crescita spirituale ed il mantenimento della sua sobrietà. Vero che, fin dalle prime pagine, lo stesso Ellefson aveva indicato questo libro come un cammino di crescita individuale; tuttavia, pur divorando quest'opera in pochi giorni, avrei gradito che il talentuoso bassista si fosse soffermato di più su diversi aspetti riguardo alla carriera dei Megadeth. Gli aneddoti, ahimè, sono piuttosto scarsi. La figura di Mustaine, ovviamente, non viene mai sviluppata dettagliatamente ma rimane sempre un po' dietro le righe, questo ovviamente in maniera volontaria da parte dell'autore. I continui screzi tra i compagni di band e Mustaine vengono appena accennati, come del resto la diatriba sviluppatasi tra i due Dave, sfociata perfino in una battaglia legale, durante gli otto anni di esilio fuori dalla band.
Il senso di positività, tipico di un fervente religioso, impregnano le pagine di questo tomo, scritto in maniera semplice e lineare ma non certamente in modo esaustivo. Fa piacere leggere le dinamiche in seno alla band da una voce che non sia di parte come quella di Mustaine, ma la biografia di quest'ultimo è decisamente più ricca di particolari e più introspettiva. Ellefson si cura soprattutto di sè, della sua "carriera" religiosa e dei suoi tanti buoni propositi.
Chiariamoci: ho apprezzato il libro in diversi punti, ma in altri devo ammettere che sia subentrata in me un po' di noia (chissà in quali... nda). Ho particolarmente apprezzato inoltre gli interventi, presentati in appositi spazi, di musicisti e conoscenti di Ellefson che hanno descritto il loro rapporto con il protagonista di questo libro in maniera piuttosto sincera, descrivendolo come un buon ragazzo e un bassista di grande talento.
Non ho saputo aspettare la sua traduzione, se mai verrà presa in considerazione, in lingua italiana, pertanto son contento di essermi esposto a questo tipo di lettura, che mi porterà sicuramente a valutare altre biografie di altri autori non ancora reperibili da parte delle case editrici nostrane.
E comunque: i Megadeth sono sempre i Megadeth, non scordiamocelo.

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