23 febbraio 2017

Kreator + Sepultura + Soilwork + Aborted (Trezzo sull'Adda, Live Club 21.02.2017)

Più che un concerto, quello di stasera è un'autentica mazzata sui denti! Soltanto vedere i Kreator di Mille Petrozza vale decisamente l'intero costo del biglietto; tuttavia il fatto di trovarsi davanti ad un vero e proprio mini-festival del calibro dei già esistenti Thrash Fest e/o Killfest, ha suscitato l'interesse di diversi supporters in tutta Europa, con la conseguenza di rendere parecchie date di questo tour meritatamente sold out. Il Live Club di Trezzo, poi, è la location perfetta per eventi di questo genere e, come sicuramente sapranno gli aficionados di questo blog, è una delle mie preferite per diversi aspetti. Andiamo subito all'interno del pit!

Si inizia alle 18:40, in un Live Club ancora da riempire ma con un buon numero di presenti. Il primo gruppo in scaletta sono gli Aborted, dei quali sinceramente non ho una grandissima opinione. I fan della band suddetta mi accuseranno sicuramente di non conoscere bene il loro repertorio, ne di averli ascoltati attentamente... Tutto vero! Conosco poco degli Aborted e quello che conosco l'ho appreso tramite il Tubo e Internet. Ma quando un gruppo non mi prende non c'è niente da fare! Del loro onesto show, visto peraltro dal fondo del locale (anche se nel Live Club ogni posizione è buona per vedere una band, visto che è dotato di un'ottima visuale. nda), mi rimarrà nelle orecchie soltanto un buon drumming piuttosto potente. Il resto mi sa di già sentito.
Sarò piuttosto critico su alcuni aspetti e sulle band nel corso di questa recensione e sono perfettamente conscio del fatto che ciò non mi attirerà le simpatie dei loro fan. Non posso comunque non esternare le mie impressioni, anche se negative, su questo spazio che già da diversi anni risulta il mio più fedele diario.

Lo show vero e proprio, almeno dal mio punto di vista, inizia con la seconda band del cartellone: i Soilwork. Ho visto il gruppo di Speed lo scorso anno al modesto Revolver Club di San Donà del Piave (VE): niente di impressionante, tranne la prova del solo Speed. Intendiamoci: i Soilwork sono una buona band e hanno fatto diversi pezzi validi nel corso della loro onorata carriera, ma anche loro appartengono a quelle che non sono riuscite a conquistarmi definitivamente. Discorso diverso vale per il solo Speed, cantante della band: buon frontman, buon cantato in growl che può passare necessariamente al pulito senza sforzo. Speed è l'anima dei Soilwork! A mio parere uno dei migliori singer del genere. Riguardo ai suoi Soilwork, bella prova! La band ha lo spazio di una decina di song, ma il pubblico inizio finalmente a svegliarsi, grazie soprattutto alla guida del loro esperto frontman. "Stabbing the drama" chiude uno show buono sotto tutti i punti di vista. E' stato un piacere, devo dire, rivedere i Soilwork in azione. Mi convinco sempre che si tratta di una band che merita un seguito più numeroso, anche dal mio punto di vista un po' limitato nei loro confronti.

Dall'inizio dei Soilwork mi trovo alla destra del palco, seconda fila, motivo per cui da quella parte si andrà a posizionare Andreas Kisser dei Sepultura. I Sepultura... Questo nome mi da un certo fastidio da pronunciare, in quanto faccio parte di quella frangia di popolazione (ovvero l'80%) per cui la suddetta band ha cessato di esistere dopo la dipartita dei fratelli Cavalera dal combo brasiliano. I Sepultura senza Max non sono i Sepultura, chiaro? La presenza di Derrick Green alla voce un po' mi disgusta. A mio parere anche la sua presenza scenica è piuttosto sopravvalutata. Il pubblico, ad ogni modo, adora i Sepultura! La band sta promuovendo l'album da poco uscito, "Machine Messiah", un lavoro discreto su cui non ci perderò altre parole. Kisser rimane sempre lo stesso ragazzo degli esordi, frutto di un'eterna giovinezza che sembra lo abbia preso in buona. Il suo ascendente chitarristico nei miei confronti, lo ammetto, è però rimasto sempre immutato, da vero e vecchio fan della band. Paulo Jr., invece, sembra un vecchio! Con lui il tempo è stato decisamente poco misericordioso. Anche come bassista non è mai stato un granché, se tralasciamo il fatto che sia uno dei due membri originali della combo storica. Mi ha invece ben impressionato la presenza di Eloy Casagrande Lopes dietro le pelli: una vera macchina da guerra. Fisico scolpito, drumming potente e preciso, è un degno successore del precedente Igor Cavalera. Se l'assenza della chitarra ritmica del buon Max si sente da morire, la sua presenza alla batteria risulta una sicurezza.
L'apertura del loro show, attesissimo dalla folla, si ha con "I am the enemy" e di diversi pezzi della nuova era, se tralasciamo la bellissima "Desperate cry" come quarta in setlist. La differenza tra i nuovi e i vecchi risulta abissale, come abissale è il comportamento della folla alla presenza di uno dei loro grandi classici. Green è mediocre nel suo cantato, ma la chitarra di Andreas è sempre la stessa. Non posso ovviamente stare fermo davanti ad un pezzo storico dei Sepultura! Il primo vero mosh si ha qui... ed è cosa buona e giusta. Ancora qualche nuovo pezzo prima di arrivare finalmente alla parte importante del loro show. "Inner self", la mia favorita, spacca la folla e i crani dei presenti. Qui inizio seriamente a perdere la voce... Le ultime quattro canzoni valgono tutto il set: "Refuse/resist", "Arise", la tribale "Ratamahatta", accompagnata dal suono del tamburo dello stesso Green, e la conclusiva e mastodontica "Roots bloody roots". La nostalgia è tanta. Anche se non sento mio questo gruppo, i Sepultura rappresentano e rappresenteranno sempre un grosso pezzo della mia formazione musicale. Folla entusiasta, ma non poteva essere altrimenti visto che oggi si è ancora sentita la storia del thrash metal.

Il piatto forte della serata sta per arrivare. I Kreator sono unici! Uno dei gruppi della vecchia scuola thrash metal europea è pronto a ritornare in Italia, dove è osannato e venerato. Il loro ultimo disco, "Gods of violence" (arrivato in Germania al n.1 delle chart), è semplicemente stupendo e non vediamo l'ora di sentire l'impatto dei nuovi pezzi dal vivo. Un intro, uno dei tanti, annuncia la venuta di Mille Petrozza e compagni. Buon palco, con raffigurazioni dell'ultimo album presenti, diversi schermi rettangolari alle loro spalle e due lunghe pedane laterali che permettono ai musicisti di fare il giro al di sopra della batteria di Ventor, posizionata in alto in fondo al set. Parte "Hordes of chaos"... e il chaos si materializza all'interno del Live di Trezzo sull'Adda. E' incredibile come il circle pit si sia sempre più allargato, un diametro sempre maggiore, man mano che i gruppi si siano alternati sopra il palco. L'accoglienza per i Kreator è epica, ma non poteva essere diversamente vista anche la setlist: un escursus di pezzi nuovi e vecchi che hanno reso grande questa band. "Phobia", una delle mie preferite, arriva già come seconda. La mia gola cede, se non altro per urlare il ritornello. Mille dialoga spesso con il pubblico ed è estasiato dall'accoglienza riservatagli. Il suo legame con l'Italia è forte... e lui non si dimentica mai di sottolinearlo. Le nuove canzoni si amalgamano perfettamente con i pezzi vecchi: bellissime "Satan is real", "Gods of violence" ("We shall kill!" urlato a squarciagola dalla folla. nda), "World war now" e "Hail to the hordes". "Fallen borther", con i volti dei compagni di rock morti in tutti questi anni sui mini schermi, è un giusto omaggio a chi ha combattuto le proprie battaglie sotto questo vessillo. Non mancano i vecchi classici, come la mia adorata "People of the lie" presa da "Coma of souls", oppure "Total Death", andando ancora a ritroso nel tempo. Alcuni pezzi sono presi anche da "Enemy of God" (titletrack tanto attesa dal pubblico) e "Phantom Antichrist". "Extreme aggression" non poteva mancare, unione tra il vecchio e il nuovo in questo primo pezzo di set. I bis si aprono con un rullo di tamburi che sfocia in "Violent revolution", di cui non nascondo la mia ammirazione e adorazione. I Kreator chiudono con l'immancabile "Flag of hate", con tanto di bandiera sventolata nel regno di Petrozza, "Under the guillottine" e, immancabile, "Pleasure to kill".
La discografia dei Kreator è ormai immensa, dunque è normale che non trovino spazio grandi pezzi come "Tormentor", closer tagliata da questo tour, o la nuova "Totalitarian terror". Ci vorrebbe uno show di tre ore per accontentare tutti, ma penso che oggi i Kreator lo abbiano fatto lo stesso!

La serata giunge al termine: Kreator sempre magnifici, Sepultura accettabili, Soilwor promossi e Aborted non pervenuti. Questo piccolo festival è stato comunque unico: un grazie va anche al pubblico di queste occasioni, arrivato preparato allo scontro e caduto con fierezza in battaglia...

Setlist:

Kreator

Choir of the Damned
Hordes of Chaos (A Necrologue for the Elite)
Phobia
Satan Is Real
Gods of Violence
People of the Lie
Total Death
Mars Mantra
Phantom Antichrist
Fallen Brother
Enemy of God (w/"Army of Storms" main riff as intro)
From Flood into Fire
Apocalypticon
World War Now
Hail to the Hordes
Extreme Aggression
Civilization Collapse

Encore:
The patriarch
Violent Revolution
Flag of Hate
Under the Guillotine
Pleasure to Kill

Sepultura

I Am the Enemy
Phantom Self
Choke
Desperate Cry
Alethea
Sworn Oath
Inner Self
Resistant Parasites
Refuse/Resist
Arise
Ratamahatta
Roots Bloody Roots

Soilwork

The Ride Majestic
Nerve
Rise Above the Sentiment
Bastard Chain
The Living Infinite I
The Chainheart Machine
Two Lives Worth of Reckoning
Late for the Kill, Early for the Slaughter
Stabbing the Drama

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